Programma di Potere al popolo

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Scuola, università, ricerca

La scuola, l’università e la ricerca sono state massacrate dalla mannaia neoliberista. Taglio dei fondi e attacchi alla libertà d’insegnamento e ricerca, precarizzazione del lavoro e blocco dei salari sono la norma da decenni a questa parte. Noi crediamo che la formazione sia un pilastro della democrazia, e quindi vogliamo una scuola pubblica di qualità, finalizzata all’acquisizione di un sapere critico e non di semplici competenze funzionali alle logiche mercatiste, gratuita fino ai più alti gradi, laica e aperta davvero a tutte e tutti; vogliamo un’Università pubblica, gratuita, con un reale dIritto allo studio per chi non ha i mezzi, e vogliamo che la ricerca nel nostro paese sia libera da interessi e pressioni economiche e possa svilupparsi in autonomia, vivendo dei soli finanziamenti pubblici e mettendosi al servizio della collettività. In tal senso assumiamo la LIP Per la Scuola della Costituzione, www.lipscuola.it, come base di partenza per un progetto complessivo che segni una radicale discontinuità con le politiche scolastiche degli ultimi trent’anni, riconoscendo la piena autonomia del soggetto collettivo e plurale che ne ha costituito la genesi e ne caratterizza il percorso.

Per questo lottiamo per:

-la cancellazione della legge 107/15 e di tutte le altre riforme che hanno immiserito la scuola, l’università e la ricerca e le hanno messe al servizio delle esigenze delle imprese;

-la copertura totale del fabbisogno di posti negli asili nido e nella scuola dell’infanzia pubblica;

-il rilancio della collegialità e della vita democratica nelle scuole, con l’abolizione della figura del “dirigente-manager”;

-l’introduzione di un limite massimo di 20 alunni per classe e la generalizzazione del tempo pieno per il primo ciclo d’istruzione, l’elevamento dell’obbligo scolastico (e non formativo ) a 18 anni;

-l’eliminazione dell’alternanza scuola-lavoro;

-l’abolizione dei test INVALSI;

-la difesa del carattere pubblico dell’istruzione, con l’abolizione di ogni finanziamento alle scuole private;

-un serio adeguamento salariale per il personale docente e non docente di ogni ordine e grado, l’assunzione di tutti i precari con 36 mesi di servizio e la cancellazione del precariato per il futuro;

-la gratuità degli studi universitari e postuniversitari pubblici;

-l’obbligo della remunerazione dei dottorati e di ogni tipologia di collaborazione con i dipartimenti universitari;

-l’abolizione dell’ANVUR;

-un aumento consistente della quota di PIL destinata all’istruzione, il potenziamento dei fondi d’Istituto, l’aumento del Fondo di Finanziamento Ordinario per gli Atenei sulla base del numero degli iscritti e non di criteri premiali;

-una seria politica pubblica di sostegno alla ricerca, la gratuità dei libri di testo e la certezza del diritto allo studio fino ai più alti gradi, con pari condizioni in tutto il territorio nazionale;

-un piano straordinario di edilizia scolastica con particolare riferimento alla sicurezza antisismica.

 

Beni e attività culturali, comunicazione e informazione

Con gli ultimi governi l’investimento in cultura è sceso allo 0,7% del Pil; si sono emanate leggi che hanno ridotto la cultura a merce; si è proseguito con la politica degli “eventi”, degli “una tantum” e dei “bonus”. Si è riportato il servizio pubblico radiotelevisivo sotto il diretto controllo del governo; si sono eliminati i finanziamenti pubblici all’informazione indipendente, cooperativa, culturale e scientifica. Per noi la cultura e l’informazione sono un bene pubblico, patrimonio di tutti, non privatizzabile e non mercificabile. Sono diritti fondamentali e inalienabili. Solo l’intervento pubblico può garantire un reale pluralismo e una reale indipendenza della produzione e dell’offerta di cultura e di informazione dalle logiche di mercato. Anche su questo si misura oggi la disuguaglianza: non solo tra chi ha e chi non ha, ma anche tra chi sa e chi non sa.

Per questo lottiamo per:

-portare l’investimento nella cultura almeno all’1% del Pil;

-leggi che garantiscano risorse pubbliche certe a sostegno della produzione e distribuzione indipendente, dell’associazionismo culturale, dei luoghi della fruizione;

-riforme di tutte le istituzioni culturali pubbliche la cui gestione deve essere affidata alle forze sociali, culturali e professionali del settore;

-costruzione in tutti i quartieri delle nostre città di una rete di spazi pubblici della cultura: luoghi di incontro, partecipazione, fruizione culturale, produzione, sperimentazione e formazione gestiti dal territorio;

-assicurare ai lavoratori della cultura i diritti di tutti i lavoratori, fermare i processi di precarizzazione. Garantire continuità di reddito e tutele, riconoscendo, nei settori in cui è fisiologico, il carattere “intermittente” del lavoro culturale: dietro il lavoro che “emerge” c’è un lungo lavoro sommerso che è “lavoro” e come tale va retribuito e tutelato;

-leggi di tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali ed artistici da parte dello Stato; un piano straordinario di manutenzione del paesaggio e del nostro patrimonio storico ed artistico, bibliotecario e archivistico; il riconoscimento di tutte le professionalità del settore del restauro e dell’archeologia;

-nuove norme sul diritto d’autore che, difendendo il compenso economico e la possibilità per gli autori di decidere dell’integrità e del destino della propria opera, consentano contemporaneamente di scaricare e condividere opere d’ingegno sulla rete per uso esclusivamente personale; le norme attuali sono inutilmente vessatorie o addirittura d’ostacolo allo svolgimento di servizi pubblici quali, ad esempio, il prestito bibliotecario di opere su supporto digitale;

-la difesa della neutralità della Rete e un controllo pubblico sui big data, i loro detentori e l’utilizzo che ne fanno;

-una vera legge sul conflitto di interessi e legge antitrust;

-una riforma che ribadisca la centralità del servizio pubblico radiotelevisivo e che ne garantisca una gestione democratica e partecipata, pluralista e decentrata;

-il sostegno pubblico alle testate indipendenti, alle cooperative, alle pubblicazioni culturali e scientifiche