Programma del MoVimento 5 stelle

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PROGRAMMA SCUOLA

MOVIMENTO 5 STELLE

INDICE:

Personale Scolastico ……………………………………………………………….pag. 6

1.1 DirigentiScolastici
1.2 La formazione iniziale e il reclutamento dei docenti

1.3 Contrastoalladispersionescolastica
1.4 Formazioneprofessionaledeidocenti

Didattica e alunni …………………………………………………………………..pag. 12

2.1 Didatticaeinnovazione
2.2 Contrasto della dispersione scolastica

2.3 Inclusione

Risorse, organizzazione, edifici e strumenti …………………………pag. 20

3.1 Organizzazionescolasticaerisorse
3.2 Edilizia e architettura: sicurezza e innovazione

Scuole paritarie ……………………………………………………………………..pag. 23

Valutazione ……………………………………………………………………………pag. 25

Alternanza scuola-lavoro ………………………………………………………pag. 27

 

Dopo anni di battaglie oggi possiamo finalmente realizzare il nostro sogno: dare al Paese un nuovo modello di scuola. Una scuola pubblica e statale, gratuita, democratica, aperta, inclusiva e innovativa. Vogliamo edifici davvero sicuri e con spazi accoglienti e attrezzati, insegnanti motivati e valorizzati, un’offerta formativa più ampia e di qualità per gli studenti, più ricerca e maggiore innovazione didattica. Crediamo in una scuola capace di offrire le stesse opportunità a tutti i suoi alunni.
La scuola deve essere il motore per la costruzione di una società aperta e solidale, ispirata ai valori di umanità, uguaglianza, tolleranza e civiltà sui quali si fonda la nostra Costituzione. Desideriamo formare cittadini consapevoli, autonomi e responsabili, curiosi e dotati di spirito critico, in grado di affrontare le mutevoli sfide del futuro. Vogliamo che i nostri bambini e i nostri ragazzi s’innamorino della conoscenza e costruiscano il sapere in maniera autonoma, continuando a formarsi lungo tutto l’arco della vita.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario riportare la scuola statale italiana al centro del sistema Paese, portando la spesa pubblica per l’istruzione alla media europea. Il MoVimento 5 Stelle intende invertire la politica dei tagli lineari, assicurando maggiori risorse alla scuola e garantendo, nel medio periodo, uno stanziamento aggiuntivo di 15 miliardi complessivi per il comparto istruzione (scuola, università e ricerca).
L’azione di continuo depauperamento del settore istruzione, portata avanti negli ultimi decenni, è culminata con i tagli epocali da oltre 8 miliardi di euro effettuati nel triennio 2008-2011 con la cosiddetta “riforma Tremonti- Gelmini”, varata durante il governo Berlusconi. La conseguenza più evidente di questi tagli è stata una notevole riduzione del monte ore e delle discipline, oltre alla scomparsa di circa 90 mila cattedre in tutti i gradi e gli ordini di scuola. L’offerta formativa per gli studenti si è drammaticamente impoverita: sono state ridotte le ore di materie fondamentali quali musica, storia dell’arte, latino, storia, italiano, geografia e le ore laboratoriali degli istituti tecnici e professionali.
È stato inoltre innalzato di circa un punto il dato relativo al rapporto alunni-docente in classe, aggravando sensibilmente il problema delle cosiddette “classi pollaio”. Attualmente, infatti, le classi possono arrivare a contenere fino a 30-35 alunni. In queste classi, sovraffollate e poco sicure, diventa impossibile per gli insegnanti garantire a tutti gli alunni l’attenzione che meritano e una didattica incentrata sui bisogni formativi e sulle inclinazioni di ognuno.
Occorre quindi fissare il numero di alunni per classe ad un massimo di 22, numero che deve scendere a 20 in presenza di un allievo con disabilità, consentendo ai docenti di lavorare in un contesto organizzativo e didattico completamente diverso da quello attuale e assicurando la giusta attenzione agli studenti con difficoltà.
Con classi meno numerose si può lavorare seriamente sul fronte dell’inclusione e contrastare efficacemente l’allarmante fenomeno della dispersione scolastica, che coinvolge decine di migliaia di studenti italiani ogni anno. Le cifre sono impressionanti: la dispersione scolastica arriva a costare all’Italia molti miliardi di euro ogni anno. Gli studenti che abbandonano la scuola prima del compimento dell’obbligo scolastico pesano anche in termini sociali: spesso questi ragazzi finiscono per strada o nelle mani della criminalità organizzata, che si sostituisce alla scuola nell’offrire loro una nuova “prospettiva” lavorativa.

Smantellare la riforma Gelmini significa anche ripristinare il tempo pieno e le compresenze nel primo ciclo d’istruzione: il MoVimento 5 Stelle intende lavorare affinché la scuola primaria italiana torni ad essere un’eccellenza nel mondo. Le compresenze di docenti in classe e la programmazione in team andrebbero poi estese anche agli altri gradi scolastici, in modo da ampliare le opportunità formative e applicare modalità didattiche innovative, diverse dalla lezione frontale.
Un’offerta formativa di qualità deve promuovere anche l’interdisciplinarietà e le lezioni in compresenza con più di un docente in classe, potenziando le esperienze nel reale da svolgere fuori la scuola, con progetti annuali e pluriennali di ricerca-azione che mirino a realizzare un miglioramento della realtà circostante. In questo modo, l’apprendimento sarà sempre più cooperativo e sinergico. Le risorse umane della scuola sono preziose e il MoVimento 5 Stelle intende valorizzarle per progetti realmente innovativi, per ripristinare gli insegnamenti scomparsi e per inserirne di nuovi. Riteniamo fondamentale potenziare, ad esempio, l’educazione motoria, assumendo personale specializzato anche all’interno della scuola primaria: combattere i disturbi alimentari, come l’obesità e l’anoressia infantile comporterà vantaggi immensi in termini di salute dei cittadini e di diminuzione della spesa sanitaria. Riteniamo altresì importante per la formazione armonica della personalità degli alunni potenziare la conoscenza dei linguaggi espressivi (musicale, della danza, teatrale, artistico) attraverso la realizzazione di percorsi scolastici con la collaborazione di personale esperto. Immaginiamo una società in cui la violenza e l’odio siano contrastati principalmente attraverso l’educazione a scuola, fin dai primi anni di vita. L’ambizione più grande è proprio questa: formare cittadini consapevoli del proprio valore e delle proprie risorse capaci di superare i conflitti, che rispettino e valorizzino le diversità, che includano le minoranze, che promuovano la cultura della tolleranza, contrastando il bullismo e il cyberbullismo, la violenza di genere ed ogni forma di discriminazione. Per questo motivo è importante investire su nuovi percorsi interdisciplinari di educazione alle emozioni, all’affettività e alla parità di genere. Tutto ciò, unito ad un potenziamento dello studio della nostra Costituzione, sarà imprescindibile per formare cittadini del futuro critici e consapevoli.
Tutte le finalità citate comportano un ampliamento delle risorse umane a disposizione delle scuole e una valorizzazione del personale docente ed educativo già presente negli istituti, oltre all’istituzione di un piano formazione di qualità rivolta a tutti gli operatori del mondo della scuola.

 

  1. Personale Scolastico

Il personale scolastico rappresenta, senza alcun dubbio, uno dei pilastri fondamentali su cui regge oggi l’intero sistema di istruzione italiano. Grazie alla qualità e alla professionalità dei nostri docenti e di tutti i soggetti che a vario titolo prestano servizio presso le nostre scuole, il sistema scolastico ha retto all’approvazione di una serie di riforme dannose e calate dall’alto, culminate con l’approvazione della c.d. “Buona scuola”.

La nuova riforma rappresenta senza alcun dubbio uno dei punti più bassi mai raggiunti dal nostro legislatore in materia d’istruzione: a farne le spese è stato, ancora una volta, il personale scolastico. La “Buona Scuola” rappresenta l’ennesima occasione mancata dalla politica per intervenire seriamente su aspetti di fondamentale importanza, quali, ad esempio, il funzionamento degli istituti, la composizione degli organici e il sottodimensionamento degli stessi, l’eccessiva burocrazia a cui sono sottoposti dirigenti, docenti e personale delle segreterie, gli stipendi più bassi d’Europa e i contratti bloccati dal lontano 2007.

1.1 Dirigenti Scolastici

Il funzionamento della scuola è fortemente compromesso a causa della mancanza di un numero sufficiente di dirigenti scolastici. Oggi un dirigente scolastico è obbligato a gestire numerosi istituti contemporaneamente, con notevoli disagi per l’intera comunità scolastica. Il M5S vuole colmare questa lacuna assumendo i dirigenti scolastici necessari a garantire il funzionamento dei singoli istituti.

Per il M5S è importante mettere i dirigenti scolastici nelle condizioni di avere strumenti e risorse adeguate al quotidiano funzionamento dell’istituzione scolastica e alla realizzazione del Piano dell’Offerta Formativa: sarà quindi necessario aumentare il budget finanziario a disposizione dei dirigenti e semplificare l’accesso ai fondi europei, in modo che siano garantiti uniformemente a tutte le scuole.
Oggi il dirigente scolastico è responsabile della sicurezza del personale e dell’utenza pur non avendo possibilità di spesa per la messa in sicurezza degli edifici. Vogliamo rimettere tale responsabilità all’ente proprietario qualora il dirigente abbia fatto tutte le opportune segnalazioni atte a garantire l’incolumità della comunità scolastica.
Il M5S intende allargare i processi decisionali, affiancando al Dirigente scolastico figure intermedie competenti e periodicamente elette dal collegio docenti, potenziando il lavoro di équipe necessario per il buon andamento del clima scolastico, alleggerendo l’eccessivo carico di responsabilità e lavoro.

In ragione di ciò, il MoVimento 5 Stelle intende perseguire i seguenti obiettivi:
● Assunzione del numero di dirigenti scolastici necessario per eliminare le reggenze;
● Ampliamento delle risorse per la gestione degli istituti scolastici;
● Semplificazione delle procedure per l’accesso ai fondi europei, con maggiore attenzione alle aree disagiate del territorio italiano;
● Rimodulazione delle responsabilità relative alla sicurezza;
● Estensione dei processi decisionali a strutture intermedie competenti periodicamente elette dal collegio docenti;
● Incremento stipendiale di tutto il personale scolastico (dirigenti, docenti e personale ATA)

1.2 La formazione iniziale e il reclutamento dei docenti

Il sistema di reclutamento dei docenti rappresenta senz’altro uno degli aspetti più critici e complessi dell’attuale modello scolastico. La scuola italiana, infatti, da tempo paga lo scotto dell’attuazione di politiche che hanno condotto ad un continuo sfruttamento del personale: l’obiettivo finale delle varie riforme è stato quello di trasformare la scuola in un’azienda da cui ottenere il massimo profitto attraverso il minimo investimento. La logica del risparmio ha condotto gli ultimi governi a gestire il sistema d’istruzione come una qualsiasi pubblica amministrazione, non considerando come questa presenti caratteristiche del tutto peculiari e persegua fini che non possono sottostare alle normali logiche del mercato. La scuola rappresenta un modello unico, non replicabile, a cui è affidato il delicato compito di formare i cittadini del domani e al quale occorrerebbe assicurare tutte le risorse necessarie al miglior funzionamento possibile.

La cosiddetta “Buona scuola” ha portato a compimento un progetto ventennale di privatizzazione e di “aziendalizzazione” della scuola pubblica, attraverso l’istituzione di un nuovo modello autocratico e verticistico, con a capo la figura del dirigente scolastico. I dirigenti sono stati trasformati in veri e propri manager a cui affidare la gestione dell’azienda-scuola. A questo proposito, si è arrivati addirittura a prevedere, tra le loro prerogative, la possibilità di nominare i docenti attraverso una forma di chiamata diretta, che ha presentato enormi difficoltà di attuazione. È del tutto evidente come tale meccanismo, anziché ridurre le criticità, le ha acuite, autorizzando procedure di tipo discrezionale e minando alla base la libertà d’insegnamento. Il M5S intende eliminare la chiamata diretta.

Una delle piaghe più grandi del sistema scolastico italiano resta tuttora la precarietà del personale docente. Per ragioni di risparmio, molti docenti vengono assunti a settembre e licenziati a giugno, nonostante lavorino su posti vacanti e disponibili. Tutto ciò frustra le legittime aspettative dei lavoratori e mina i progetti educativi, incidendo in maniera estremamente negativa sulla continuità didattica. Fin dal 2014, il M5S ha proposto di censire i precari delle varie graduatorie esistenti e di mettere a punto un piano pluriennale di assunzioni di tutti gli aventi diritto, un piano basato sull’effettivo fabbisogno di docenti da parte delle scuole.

Oggi, il MoVimento 5 Stelle, pur avendo votato favorevolmente l’ultimo provvedimento varato dal Governo che ha introdotto il nuovo sistema FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio), intende:

  • Abrogare la chiamata diretta ed eliminare gli ambiti introdotti dalla Legge n.107 del 2015, c.d. “Buona Scuola”;
    ● Monitorare il percorso FIT per un’eventuale riduzione da tre a due anni (uno formativo e uno dedicato all’esperienza sul campo) e per l’eventuale revisione dei requisiti di accesso (24 CFU);
    ● Censire i precari ancora presenti nelle varie graduatorie, soprattutto nelle classi di concorso in esubero (diritto, storia dell’arte, musica, ecc…), ai fini di attuare una programmazione il più possibile rispondente al fabbisogno delle scuole e inserire gli idonei nelle graduatorie di merito del concorso 2016;
    ● Incentrare la formazione iniziale dei docenti sugli aspetti didattici e metodologici della professione, sull’utilizzo delle nuove tecnologie e sulle importanti sfide a cui saranno chiamati i cittadini di domani e per cui saranno fondamentali l’educazione civica, ambientale, alimentare e l’educazione alle emozioni, all’affettività, alla parità di genere e alla sessualità consapevole.

1.3 Formazione professionale dei docenti

Un altro tema di assoluta importanza è rappresentato dalla necessità di introdurre nuovi sistemi che assicurino la formazione continua del personale scolastico. La scuola del futuro non potrà permettersi di funzionare secondo sistemi ormai da tempo superati, ma dovrà guardare a nuovi modelli che coinvolgano tutto il personale scolastico, attraverso costanti aggiornamenti adeguatamente retribuiti che aprano alle nuove metodologie, all’interdisciplinarietà, all’inclusione e all’innovazione. Attraverso un’adeguata formazione di tutto il personale sarà possibile assicurare un continuo miglioramento dell’offerta formativa: avremo così docenti sempre aggiornati sulle nuove metodologie e sulle tecnologie didattiche a disposizione. Ma, soprattutto, avremo docenti motivati, consapevoli di essere il fulcro di un progetto fondamentale per lo sviluppo e il rilancio del nostro Paese. L’attuale modello organizzativo scolastico non tiene conto del fondamentale ruolo dell’insegnante e dei grandi vantaggi che una reale cooperazione all’interno della comunità scolastica può apportare al miglioramento della società. Sarà fondamentale prevedere il coinvolgimento di personale altamente qualificato, le cui competenze specifiche contribuiranno a supportare l’attività scolastica e ad aumentare il benessere di chi vive la scuola.

L’obiettivo più importante è quello di rilanciare con forza la qualità e l’eccellenza del nostro sistema scolastico.
Per tali motivi il M5S intende:

  • Prevedere un piano di formazione professionale obbligatoria retribuita, continua e sul campo per tutto il personale scolastico, mirando all’interdisciplinarietà, all’inclusione, all’innovazione pedagogica e a quella didattica.
    • Introdurre équipe formative territoriali (EFT): professionisti in ambito pedagogico e didattico a supporto delle comunità scolastiche per ciascun territorio.

1.4 Personale ATA

Un ingranaggio fondamentale del sistema scolastico è rappresentato dal personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) o non docente.
Di questa categoria fanno parte:

  • gli assistenti amministrativi, o personale di segreteria
    ● il DSGA – Direttore dei servizi generali e amministrativi che ha funzioni principalmente di carattere amministrativo e contabile;
    ● gli assistenti tecnici, che si occupano della funzionalità dei laboratori;
    ● i collaboratori scolastici, che hanno mansioni legate alla sorveglianza e all’accoglienza degli alunni, alla pulizia dei locali e degli spazi scolastici e che prestano ausilio all’assistenza di base degli alunni con disabilità. Con la c.d. “Buona Scuola” non solo non sono state effettuate nuove assunzioni – occorrerebbe infatti almeno un collaboratore per ogni piano dell’edificio scolastico e si dovrebbero rafforzare gli organici delle segreterie, considerato il crescente carico di lavoro – ma sono state anche tagliate 2020 unità di personale.

A questo si sono aggiunte le modifiche in tema di sostituzioni che hanno aumentato i disagi per personale e utenti. C’è un’altra grave anomalia che riguarda il personale ATA e che nessun Governo ha mai voluto risolvere: si tratta del sistema degli appalti dei servizi di pulizia e manutenzione alle ditte esterne. L’attuale sistema di esternalizzazioni non ha prodotto gli effetti previsti, né per la qualità del servizio, né in relazione al contenimento della spesa pubblica. È evidente, infatti, come l’utilizzo di tale sistema abbia piuttosto determinato un abbassamento degli standard qualitativi, a fronte dell’assunzione diretta dei collaboratori scolastici che, a parità di spesa, avrebbe invece consentito l’erogazione di un servizio migliore e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Questi lavoratori sono oggi costretti a operare in condizioni inique presso le ditte appaltatrici. Talora si trovano a non poter lavorare perché non si procede ad assumere sui posti accantonati (circa 12000) scorrendo le graduatorie. A questa anomalia si aggiunge anche quella del continuo rinnovo dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa ad alcuni lavoratori (circa 900) che svolgono le stesse mansioni del resto del personale delle segreterie. Il MoVimento 5 stelle vuole internalizzare questi servizi e porre fine allo sfruttamento dei lavoratori e allo spreco di denaro, inserendo nelle graduatorie provinciali tutti coloro che hanno svolto almeno 3 anni di servizio nel ruolo ATA e procedendo al relativo scorrimento per la copertura dei circa 13 mila posti, così come previsto dall’attuale procedura di reclutamento del personale ATA.
Assieme alla risoluzione di queste anomalie e carenze, vogliamo prevedere regolari concorsi per i DSGA, tutelando chi ha svolto per anni questo servizio, nonché la presenza della figura dell’assistente tecnico anche nelle istituzioni scolastiche del primo ciclo, a supporto dell’attività di laboratorio e di informatizzazione.

Per questo il MoVimento 5 stelle intende:
● ripristinare i 2020 posti ATA tagliati in legge di Stabilità 2015;
● ripristinare le supplenze brevi;
● sbloccare i posti ATA accantonati, al fine di internalizzare i servizi di pulizia e fermare i contratti di collaborazione coordinata e continuativa nelle segreterie, attraverso una pubblica selezione (scorrimento graduatorie provinciali) che copra i circa 13 mila posti e che tuteli chi per anni ha svolto le mansioni in questi ruoli;
● prevedere regolari concorsi per l’assunzione dei DSGA, tutelando chi ha maturato l’esperienza in questo ruolo;
● ampliare l’organico ATA sulla base del fabbisogno delle scuole assicurando almeno un collaboratore scolastico per ciascun piano dell’edificio;
● prevedere la figura dell’assistente tecnico anche nelle scuole del primo ciclo.

 

  1. Didattica e Alunni

2.1 Didattica e Innovazione

L’attuale sistema scolastico è in larga parte basato su modelli didattici e pedagogici ancorati a prassi e abitudini superate. Le riforme della scuola degli ultimi anni hanno accresciuto la frustrazione di docenti e studenti, costringendoli a lavorare e a vivere in classi sovraffollate e in ambienti obsoleti, sprovvisti degli strumenti didattici più basilari (fogli per le fotocopie e gessi per le lavagne), in una situazione di grave carenza di risorse economiche.

Le metodologie didattiche innovative, lungi dall’essere diffuse e promosse da un’azione governativa seria, lungimirante e programmatica a tutto l’intero sistema scolastico, sono sperimentate e utilizzate soltanto dal 7% degli istituti scolastici; la diffusione delle pratiche innovative dovrebbe invece essere costantemente promossa e sviluppata in collaborazione con l’ente di ricerca pubblico Indire. Le infinite potenzialità delle nuove metodologie didattiche, sostenute dalla ricerca scientifica nel campo della scienza della cognizione, non solo possono trasformare la scuola in un luogo del benessere e di vitalità, ma garantiscono anche la trasformazione del territorio in cui le scuole sono situate.

La scuola deve spostare la sua azione educativa sul territorio, con periodiche “immersioni” degli studenti nelle realtà e negli spazi esterni alla scuola: ciò consentirà di migliorare la qualità della vita del territorio, intrecciando la programmazione disciplinare a progetti annuali e pluriannuali di servizio alla comunità. Una mappatura digitale degli spazi pubblici e privati che possono diventare spazi educativi e un supporto logistico ed economico per promuovere gli spostamenti di bambini e ragazzi nel territorio permetteranno alla scuola di realizzare l’attività educativa nelle biblioteche, nei parchi, nei luoghi culturali, nelle università, all’interno di mostre, officine, botteghe di artigiani del territorio. Si può fare scuola risolvendo problemi reali della comunità in cui si vive: l’esperienza diretta della realtà è una delle chiavi più importanti per realizzare un apprendimento significativo, che motivi gli studenti facendoli diventare i veri protagonisti di questo processo, puntando sui loro talenti e sulla loro autonomia. Una competenza chiave per promuovere la cittadinanza, l’educazione civica, la cultura, la sensibilità ambientale ma anche per rispondere meglio ai cambiamenti economici e del mercato del lavoro. Il World Economic Social Forum afferma che il 65% dei bambini che oggi si iscrivono a scuola saranno impiegati, al termine del loro percorso di studi, in un lavoro che oggi non esiste.

Per il MoVimento 5 Stelle, l’avvio di un processo innovativo di tale portata necessita di una programmazione a medio e lungo termine e di un fondo strutturale su cui le scuole possano contare, di équipe educative di supporto e di albi di professionisti che accompagnano lo sviluppo di progetti esterni alla scuola. Vogliamo rendere la scuola un luogo magnifico di crescita, di incontro, un’officina di creatività e sperimentazione, un presidio di legalità, inclusione e integrazione, una sentinella del territorio. Questo processo mira anche alla costruzione di un senso di comunità, alla riscoperta dei propri luoghi culturali, paesaggistici, della propria storia e delle proprie radici.

Se nuove possibilità sono già state introdotte grazie al lavoro svolto in questi anni dal MoVimento 5 Stelle, tutto resta ad oggi inapplicato. Aprire la scuola ai nuovi strumenti didattici e tecnologici significa investire concretamente per garantire una copertura con connessione a banda larga per ogni istituto, aiutando le strutture presenti nei territori maggiormente svantaggiati a beneficiare di strumenti utili ad avvicinarle al resto del Paese. Sarà nostro compito, rendere applicativa la legge n. 128 del 2013 per realizzare la piattaforma nazionale di libri scolastici digitali autoprodotti da docenti esperti in collaborazione con gli studenti. Una didattica innovativa, con docenti e studenti che costruiscono insieme il sapere e danno vita ad uno strumento che permette di far risparmiare alle famiglie una spesa ingente (circa 500 euro l’anno in media per ogni studente), alleggerendo gli zaini dei nostri bambini e ragazzi.
Un altro aspetto di assoluta importanza è rappresentato dall’introduzione e promozione di software e applicativi liberi, accessibili e gratuiti nelle scuole, consentendo così un facile e funzionale utilizzo degli strumenti informatici e il continuo dialogo tra strumenti informatici e libera manipolazione dei documenti digitali. L’utilizzo di software liberi favorisce, tra l’altro, un evidente risparmio di risorse, dal momento che questi non soltanto non risultano legati all’obsolescenza normalmente prevista dai più importanti produttori – che richiedono continui e necessari aggiornamenti – ma saranno anche funzionali e rispondenti alle particolari esigenze di ogni istituto. Saranno così favorite l’inclusione, l’autonomia e la partecipazione degli alunni con disabilità perché i programmi liberi sono adattabili alle loro esigenze e potenzialità. In ultimo, si educheranno da subito i ragazzi a un migliore e più completo utilizzo dei sistemi applicativi, conoscenza fondamentale anche per il loro futuro lavorativo.
Questo enorme impegno non necessiterà solo di una migliore formazione in ingresso dei docenti – tema su cui il MoVimento è riuscito in questi anni a incidere in maniera decisiva, attraverso la progettazione di un nuovo percorso di inserimento dei docenti delle scuole secondarie (accolto e ribattezzato dal Governo con la sigla FIT) – ma soprattutto con un grande investimento sulla formazione di qualità in itinere, durante tutta la carriera professionale.

Per garantire elevati standard qualitativi è necessario rivedere le regole di accredito di tutti gli enti di formazione e retribuire le ore di formazione per il personale scolastico, valorizzando coloro che decidono di investire in formazione. A medio termine, invece, una seria revisione delle classi di concorso garantirà un approccio maggiormente interdisciplinare al sapere, superando così l’attuale parcellizzazione delle discipline.

Attraverso la creazione di équipe formative territoriali, formate da esperti, si supporteranno i docenti nel loro lavoro quotidiano sul campo e nella diffusione delle buone pratiche tra docenti e scuole. In ambito pedagogico, tutti concordano sulla necessità di promuovere una didattica maggiormente esperienziale, con occasioni sempre maggiori di contatto con la realtà.

La formazione del personale su educazione alimentare, ambientale, emozionale, all’affettività e alla parità di genere consentirà ai giovani di affrontare le sfide dell’imminente futuro. Il potenziamento dell’educazione motoria – in particolar modo nella scuola primaria, attraverso l’assunzione di personale specializzato – e dello studio della lingua inglese fin dalla scuola dell’infanzia, si inseriranno in un percorso di sviluppo delle competenze di cittadinanza auspicato anche a livello europeo. Infine, la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale del nostro Paese non potrà che passare da un’implementazione dell’educazione musicale e artistica nella scuola primaria e da un potenziamento di tutto il sistema d’istruzione in campo artistico, musicale e teatrale. Andrà, infine, definito un maggior raccordo tra scuole medie ad indirizzo musicale, licei musicali e Alta Formazione Artistica Musicale (AFAM).

Per tali motivi il MoVimento intende:
• Introdurre équipe formative territoriali (EFT), di professionisti in ambito pedagogico e didattico a supporto delle comunità scolastiche per ciascun territorio;
• Creare una piattaforma digitale degli spazi pubblici e privati in cui svolgere le attività educative sul territorio;
• Promuovere esperienze all’esterno dell’ambiente scolastico con pieno protagonismo degli studenti, finalizzate al miglioramento della qualità della vita del territorio, intrecciando i saperi concreti con le discipline;
• Istituire un Fondo triennale per l’innovazione didattica per incentivare percorsi di apprendimento che intervengano sui tempi, sugli spazi e sulle metodologie didattiche dietro un’opportuna regia pedagogica;
• Rivedere le classi di concorso e i relativi titoli di accesso per una didattica maggiormente interdisciplinare;
• Incentivare la rete tra scuole e disincentivare la concorrenza tra istituti;

  • Aumentare le ore laboratoriali negli Istituti Tecnico- Professionali
    • Creare una piattaforma nazionale di libri digitali gratuiti e autoprodoti dalle istituzioni scolastiche, promuovere didattica digitale e multimediale, banda larga e software libero in tutte le istituzioni scolastiche;
    • Promuovere accordi con le parti sociali per aprire gli spazi della scuola al territorio quando l’istituzione è chiusa e non viene utilizzata per l’orario scolastico curriculare;
    • Implementare le educazioni musicale e artistica e gli altri linguaggi espressivi come la danza e il teatro, riformando il sistema d’istruzione in campo artistico-musicale
    • Promuovere l’insegnamento della lingua inglese già dalla scuola dell’infanzia;
    • Potenziare lo sport in tutti i gradi di scuola: istituire la figura dell’insegnante di educazione fisica nella scuola primaria e individuare i referenti d’ambito;
    • Promuovere percorsi di educazione alimentare, alle emozioni, all’affettività, alla parità di genere, alla cittadinanza, alla legalità, all’ambiente, stradale, ecc.

2.2 Contrasto della dispersione scolastica

Uno dei problemi principali della scuola italiana è senza dubbio rappresentato dall’altissimo tasso di dispersione scolastica, ovvero dall’elevato numero di alunni che abbandonano la scuola prima del compimento dell’obbligo scolastico. Attualmente la percentuale di dispersione scolastica si attesta al 14,7%, con grandi differenze tra le varie regioni d’Italia (si va dal 25% di Sicilia e Sardegna all’8% di abbandoni del Veneto secondo i dati MIUR 2013). Un dato allarmante, soprattutto in vista del raggiungimento dell’obiettivo pari al 10% fissato dalla strategia Europa 2020 entro i prossimi tre anni.
Per contrastare la dispersione scolastica, che determina per il nostro Paese costi elevatissimi in termini sia economici che sociali, è necessario attuare un vero e proprio programma di rafforzamento della presenza della scuola sui territori, soprattutto nelle zone più disagiate. Come già evidenziato, i costi economici reali sono davvero impressionanti: la dispersione arriva a costare all’Italia molti miliardi di euro ogni anno. Secondo quanto riportato da un’indagine richiamata dalla stessa Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’azzeramento della dispersione scolastica potrà avere un impatto talmente importante sul PIL, con una forbice che va dall’1,4% al 6,8%, che consentirebbe al nostro Paese di recuperare dai 21 ai 106 miliardi di euro l’anno.
Un primo importante intervento per migliorare la condizione attuale riguarda le cosiddette “classi pollaio”: secondo le leggi attuali è possibile arrivare a costituire classi con 30/35 alunni. Le classi sovraffollate sono in primo luogo un serio rischio per la sicurezza dei nostri studenti. In queste classi, al cui interno si inseriscono spesso anche alunni con disabilità, con DSA o con bisogni educativi speciali, diventa pressoché impossibile per i docenti fornire a tutti gli studenti l’attenzione che meritano: il risultato è l’inevitabile impoverimento dell’offerta formativa e della qualità didattica. Il Movimento intende fissare il numero massimo di alunni a 22, numero che dovrà scendere a 20 in presenza di alunno con disabilità.

A questa misura si dovrà accompagnare il ripristino del tempo pieno e delle compresenze nella scuola primaria e, progressivamente, in tutti i gradi di scuola. La presenza di più docenti nelle classi assicura un approccio maggiormente interdisciplinare e offre molteplici possibilità di attuazione di un tipo di didattica realmente innovativa e maggiormente cooperativa.

Per tali motivi il MoVimento intende:
● Prevedere massimo 22 alunni per classe (20 in presenza di un alunno con disabilità);
● Ripristinare e potenziare il tempo pieno, le compresenze e la programmazione in team;

  • Promuovere la didattica innovativa e interdisciplinare;
    ● Promuovere progetti educativi curricolari ed extracurricolari che valorizzano gli aspetti applicativi e le competenze pratiche, le attività espressive e sportive.

2.3 Inclusione

L’inclusione scolastica è uno dei temi che sta a cuore al MoVimento 5 Stelle, perché nella nostra idea di politica nessuno deve rimanere indietro. Eppure, da troppi anni, il nostro Paese ha dimenticato di aiutare chi ha più bisogno di essere sostenuto e incluso all’interno della nostra società.

La scuola, che rappresenta senza alcun dubbio il punto di partenza per la formazione dei cittadini del domani, non può in alcun modo pensare di escludere dalle sue attività chi necessita di aiuti particolari e speciali per riuscire a farne parte. Ci siamo battuti e continueremo a batterci per garantire un sistema scolastico inclusivo, garantendo l’assistenza e il supporto necessari e mirando al raggiungimento della partecipazione e dell’autonomia di tutti i nostri ragazzi. !Ecco perché la nostra priorità è la copertura di tutti i posti di sostegno con personale specializzato a tempo indeterminato, facendo coincidere l’organico di fatto e i numerosi posti in deroga con l’organico di diritto, in modo da assicurare ai nostri alunni competenza e continuità. !Sulla base della nuova delega sull’inclusione scolastica la domanda per l’accertamento della disabilità deve essere presentata dai genitori all’INPS. Riteniamo che questo accertamento debba essere redatto dall’unità di valutazione multidisciplinare che ha il compito di redigere il profilo di funzionamento propedeutico alla formulazione del progetto individuale e alla stesura del piano educativo individualizzato. A nostro avviso è opportuno modificare profondamente la funzione dei gruppi di inclusione territoriale (GIT) che, secondo la delega recentemente approvata, hanno il compito di raccogliere dai dirigenti le proposte di quantificazione delle ore di sostegno, valutarle sulla base della sola documentazione e fare a loro volta unaproposta all’ufficio scolastico regionale, che procede all’assegnazione definitiva. Già prima dell’entrata in vigore di questa delega le ore di sostegno molto spesso si sono rivelate insufficienti rispetto al fabbisogno, questa nuova modalità di assegnazione potrebbe peggiorare le cose. Le richieste dei dirigenti, frutto di valutazione condivisa tra operatori socio-sanitari e scuola, andranno soddisfatte. Riteniamo che le risorse per il sostegno non possano ridursi al solo inserimento di un maggior numero di ore: per questo motivo, proponiamo che in ogni ambito territoriale sia presente un’équipe formativa territoriale, formata da professionisti (psicologi, pedagogisti, mediatori linguistici e culturali, terapeuti) a disposizione delle scuole. Tali équipe avranno i seguenti compiti: offrire supporto per la programmazione e la realizzazione di attività scolastiche ed extrascolastiche, rendere più efficaci le pratiche educative e didattiche, informare sulle risorse tecnologiche a disposizione; individuare le migliori soluzioni di collaborazione con la famiglia, i servizi sociali e sanitari e le altre realtà educative, svolgere attività di ricerca didattica e di sperimentazione, da realizzare anche mediante la collaborazione con altre scuole, EFT, università ed enti di ricerca. Per garantire un sistema scolastico inclusivo sarà necessario coinvolgere tutto il personale scolastico nelle attività di formazione in servizio del personale della scuola, estendendo la partecipazione alle attività anche al personale amministrativo, tecnico e ausiliario, ovvero al personale ATA. Questa misura è stata sì richiamata all’interno dei decreti attuativi connessi alla “Buona scuola”, ma senza lo stanziamento di alcuna risorsa aggiuntiva per renderla veramente realizzabile. Riteniamo che questo rappresenti il primo fondamentale passo per migliorare l’inclusione scolastica. Il personale docente dovrà essere chiamato a partecipare a periodiche attività di formazione sulle migliori strategie didattiche ed educative, per assicurare un progressivo e continuo innalzamento del livello di inclusione all’interno dei nostri istituti.

Assicurare un adeguato livello di apprendimento per i nostri ragazzi affetti da particolari disabilità significa inserire all’interno dell’organico insegnanti di sostegno specializzati e adeguatamente formati sin dall’inizio e per l’intero anno scolastico che facilitino tutti gli studenti in difficoltà a raggiungere gli obiettivi di apprendimento e la piena partecipazione. Allo stesso tempo, sarà necessario garantire l’adeguata presenza all’interno dell’organico scolastico di educatori per la corretta gestione dei bisogni educativi speciali, assicurando agli alunni con particolari esigenze una risposta adeguata. È importante la promozione dell’utilizzo del Software libero nella didattica per favorire l’autonomia e la partecipazione degli alunni con disabilità, poichè i programmi liberi sono adattabili alle loro esigenze e potenzialità.

Inoltre sarà necessario intervenire per superare le attuali lacune determinate dalla non definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale e, in particolare, di tutti quei servizi direttamente connessi al sistema scolastico. Per far ripartire davvero la nostra scuola abbiamo estremo bisogno di rendere effettivo e omogeneo il diritto allo studio. Adottando solo criteri di calcolo del fabbisogno di servizi come gli asili nido, il tempo pieno e la mensa scolastica – benché questi siano servizi assolutamente essenziali – non possiamo oggi garantire una loro diffusione omogenea su tutto il territorio nazionale, poiché questi vengono assicurati e finanziati soltanto dove già esistono, perlopiù nelle regioni del centro-nord. Risulta così fondamentale intervenire per consentire l’allocazione delle risorse attraverso parametri oggettivi, quali la popolazione scolastica, la presenza di alunni con disabilità, il reddito medio disponibile pro capite aggiustato, il livello di dispersione scolastica, al fine di migliorare il livello di istruzione ed assicurare in maniera ottimale il servizio scolastico a tutti i cittadini. L’autovalutazione della comunità scolastica, relativa alla didattica, all’organizzazione e alle relative caratteristiche inclusive assume un ruolo fondamentale per il clima inclusivo, in quanto consente di rilevare, leggere e comprendere in quale misura i processi educativi, organizzativi e didattici possono essere definiti inclusivi e quali scelte assumere per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione e all’apprendimento di tutti gli alunni e studenti. In tal senso, si rivelano fondamentali strumenti quali l’index e il quadis, già sperimentati da anni in diverse scuole, che prevedono il coinvolgimento dei genitori e della comunità locale e la cui analisi può essere fatta in rete con altre scuole per innescare sinergie virtuose.

Per tali motivi il MoVimento intende:
• Rivedere la valutazione della disabilità, compresi il soggetto a cui inviare la domanda (inps) e la funzione del gruppo di inclusione territoriale (git);
• Prevedere una formazione continua di tutto il personale docente su strategie educativo-didattiche inclusive;
• Prevedere una Formazione continua del personale ATA e dirigente sugli aspetti organizzativi dell’inclusione;
• Assegnare tutti i posti di sostegno a insegnanti specializzati, inserendo nell’organico di diritto sia i posti di fatto che quelli in deroga;
• Prevedere insegnanti di sostegno dall’inizio dell’anno scolastico.
• Attribuire le ore di sostegno alle scuole nel rispetto dell’entità della disabilità;
• Prevedere la disponibilità nell’organico della scuola degli educatori, utili nella gestione dei bisogni educativi speciali;
• Disciplinare lo stato professionale degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione; • Prevedere la disponibilità dell’assistente alla comunicazione dall’inizio dell’anno dell’anno scolastico, anche durante le uscite didattiche;
• Promuovere il software libero nella didattica;
• Definire i livelli essenziali di prestazione relativi all’istruzione (LEP): assistenza specialistica, trasporto, mensa;
• Promuovere strumenti di autovalutazione per l’inclusione (come l’index e il quadis).

 

  1. Risorse, organizzazione, edifici e strumenti

3.1 Organizzazione scolastica e risorse

I dati relativi alla spesa effettuata dal nostro Paese in materia di istruzione recentemente rilevati anche dal Documento di Economia e Finanza mostrano un quadro assolutamente desolante.
Il documento mostra in maniera inequivocabile come, in relazione alla spesa pubblica in percentuale al PIL da investire nel settore scolastico, sia stimata oggi una diminuzione complessiva dei finanziamenti, con una percentuale decrescente dal 2020 al 2040, passando da 3,4 punti a 3,1. Una lenta ricrescita del comparto potrà avvenire esclusivamente a partire dal 2045.

Secondo l’analisi dei grafici di spesa l’Italia continuerà quindi a essere relegata tra gli ultimi posti rispetto alle medie europee, evidenziando, ancora una volta, un generale e preoccupante disinteresse nel settore dell’istruzione e della formazione scolastica.
Questo diffuso impoverimento ha comportato una profonda crisi del nostro sistema scolastico, non più in grado di garantire servizi e standard qualitativi adeguati. Per fronteggiare tale crisi da qualche anno ormai molti dirigenti scolastici hanno introdotto la prassi per la quale

all’atto dell’iscrizione, in maniera spesso coercitiva, viene richiesto alle famiglie il pagamento del cosiddetto “contributo volontario”, che può arrivare anche a centinaia di euro e che spesso serve alla scuola per l’acquisto del materiale didattico, della carta igienica e dello stretto necessario per fare lezione.

Noi crediamo, invece, in una scuola totalmente gratuita, e in uno Stato che, impedendo queste distorsioni, si faccia carico di garantire il suo funzionamento, così da rispettare quanto sancito dalla nostra Costituzione. Intendiamo quindi assicurare maggiori risorse e migliorare l’allocazione di quelle già destinate, favorendo un’istruzione pubblica adeguata e con elevati standard qualitativi, senza costringere i genitori ad una diretta partecipazione economica per assicurare il regolare svolgimento delle normali attività scolastiche, sia curriculari che extracurriculari. I genitori andranno sì coinvolti, ma esclusivamente nell’attiva gestione delle scuole, affinché questi siano parte integrante di un sistema finalmente trasparente e inclusivo. V ogliamo quindi garantire alla scuola quelle risorse che troppo spesso sono state indirizzate altrove, perché riteniamo che l’istruzione rappresenti una priorità negli investimenti del nostro Paese. Crediamo sia necessario garantire scuole pronte ed efficienti già dal primo giorno, con un organico adeguato a supportare le esigenze dei nostri ragazzi, ai quali vogliamo assicurare un’esperienza educativa unica e coinvolgente.

Per tali motivi il MoVimento intende operare con queste finalità:
• Scuole pronte a partire dal primo giorno di scuola: anticipare le operazioni preliminari all’inizio dell’anno scolastico in modo da avere l’organico al completo – supplenti, docenti di sostegno e assistenti all’autonomia e alla comunicazione compresi – all’inizio dell’anno scolastico;
• Continuità didattica, soprattutto per gli alunni con difficoltà;
• Stretta sull’utilizzo dei contributi “volontari” delle famiglie e controlli rigorosi sugli abusi, con sanzioni a carico dei dirigenti;
• Incremento del Fondo d’Istituto;

  • Aumento della partecipazione attiva nella gestione delle scuole di genitori e studenti.

3.2 Edilizia e architettura: sicurezza e innovazione

L’attuale condizione strutturale delle scuole italiane rappresenta uno dei punti più critici del nostro sistema scolastico. Dal quadro emerso dalla lettura dei dati resi noti dall’anagrafe dell’edilizia scolastica, strumento di monitoraggio previsto dalla legge n.23 del 1996 ma arrivato dopo ben 20 anni di attesa, è possibile affermare che la situazione delle nostre scuole è assolutamente allarmante. La fotografia della situazione degli istituti scolastici, elaborata attraverso i dati forniti dalle regioni al MIUR ci dice che quasi il 50% è stato costruito prima dell’anno 1971. Metà delle nostre scuole ha, quindi, oltre quarant’anni. A ciò si aggiunga che solo il 70% di questi è stato progettato per ospitare al suo interno un istituto scolastico.

I nostri ragazzi si trovano oggi a frequentare edifici vecchi e troppo spesso pericolosi, ambienti non adeguati che non rispettano le più banali norme di sicurezza. Non sono rare, infatti, le notizie di crolli all’interno degli istituti scolastici, luoghi che dovrebbero garantire l’incolumità e la sicurezza dei nostri ragazzi ma che spesso, anche a causa dell’incuria e della scarsa manutenzione da parte dei proprietari degli immobili (quasi sempre Comuni o Province), diventano luoghi pericolosi e, in alcuni casi, teatro di drammatiche tragedie.

Ad aggravare l’attuale condizione contribuisce senz’altro la situazione dei territori su cui sorgono i nostri istituti, dal momento che, com’è noto, gran parte del nostro Paese è caratterizzato da una forte sismicità. Questo presupposto, con tutta evidenza, non può far altro che aumentare il generale livello di insicurezza, dal momento che, come già sottolineato, gran parte degli edifici risulta realizzato durante un periodo storico che non attribuiva adeguata importanza alla normativa antisismica. Secondo gli stessi dati forniti nel 2015 dal Ministero, infatti, la maggior parte degli edifici scolastici italiani censiti non risulta progettato secondo i più recenti ed efficaci criteri antisismici e, nonostante alcuni istituti abbiano provveduto ad un adeguamento, in larghissima parte le nostre scuole non sono ancora in grado di garantire un accettabile livello di sicurezza in caso di evento sismico. Ciò che più preoccupa è la presenza di ben 2.700 scuole italiane situate in zone ad alto rischio sismico che risultano sprovviste di adeguata progettazione antisismica.Dall’anagrafe si evince, inoltre, che solo il 49% di essi possiede un certificato di collaudo statico, il 48% degli edifici non ha potuto fornire l’attestato di agibilità, il 28% delle scuole non possiede il documento di valutazione del rischio e il 27% un piano di emergenza. Questa condizione è determinata proprio dalla data di costruzione degli edifici, dal momento che solo a partire dal 1971 è entrata in vigore della normativa sul collaudo statico degli edifici. La situazione richiede interventi urgenti ed efficaci.
Per troppi anni, infatti, le risorse ministeriali sono rimaste chiuse in un cassetto, annunciate ma mai effettivamente assegnate. Lo stesso governo che recentemente ha inteso stanziare in più occasioni fondi in favore dell’edilizia scolastica ha, di fatto, riallocato risorse già disponibili o mai utilizzate. Già dal 2015, ad esempio, erano stati stanziati oltre 300 milioni per la realizzazione del progetto “scuole innovative”. Il risultato? Siamo tuttora in attesa della chiusura di quel bando, che doveva prevedere la realizzazione di 51 scuole. Di queste, ad oggi, il Ministro ne ha annunciate soltanto otto.
Per questi motivi, riteniamo prioritario garantire ai nostri ragazzi scuole sicure e ospitali, dotate di tutti gli strumenti necessari per assicurare loro la migliore esperienza educativa possibile. Per fare questo è necessario non soltanto stanziare risorse adeguate, ma sarà fondamentale garantirne l’effettivo utilizzo, attraverso un piano strutturale a lungo termine e un monitoraggio costante sull’avanzamento dei lavori. Sarà necessario istituire un fondo unico da destinare esclusivamente agli interventi di sicurezza e ristrutturazione delle scuole, alle cui risorse sarà possibile accedere attraverso appositi piani triennali.
Per tali motivi il MoVimento intende realizzare:

  • Piano decennale per la messa a norma e in sicurezza, la riqualificazione e il rinnovamento di tutte le scuole italiane e degli ambienti dell’apprendimento; • Piano di ricognizione e monitoraggio costanti dei lavori eseguiti;
    • Fondo unico cui si accede tramite piani triennali.

 

  1. Scuole Paritarie

Uno dei temi oggi più dibattuti in materia di istruzione è senz’altro rappresentato dall’erogazione di contributi statali alle scuole non statali. Se è vero che la nostra Costituzione concede ad enti e soggetti privati l’opportunità di istituire scuole ed istituti di educazione, l’esercizio di questa facoltà non può comunque comportare alcun tipo di spesa a carico delle casse dello Stato. Com’è noto, tuttavia, al fine di giustificare provvedimenti che, aggirando le regole, consentissero un diretto finanziamento in favore degli istituti scolastici privati, si è cercato, nel corso degli anni, di interpretare le disposizioni contenute nella nostra Carta in maniera meno stringente. È così che il 10 marzo del 2000 entrò in vigore la legge n. 62, voluta dall’ex Ministro dell’Istruzione Berlinguer, per l’introduzione strutturata del finanziamento statale in favore delle scuole private. Da allora, gli istituti scolastici non statali continuano a beneficiare di finanziamenti pubblici per il loro funzionamento, nonostante da anni la scuola pubblica statale soffra una grave carenza di investimenti e necessiti di urgenti misure per un suo effettivo rilancio.
Così, anziché intervenire per migliorare il nostro sistema d’istruzione pubblico, lo Stato, annualmente, si fa carico di garantire ingenti risorse agli istituti privati. Nel solo anno2018 questi istituti scolastici saranno a carico del bilancio pubblico con una spesa pari a 518.250.640 milioni di euro. A questi finanziamenti pubblici diretti vanno ad aggiungersi, inoltre, quelli indiretti, quale, ad esempio, la detraibilità dei costi delle rette per le famiglie che scelgono le scuole paritarie – misura prevista dalla “Buona Scuola” di Renzi – e la possibilità di accedere ad ingenti fondi europei attraverso i PON FSE e FESR.
È innanzitutto necessario chiarire come il MoVimento 5 Stelle non abbia alcun approccio ideologico a questo tema, ritenendo, più semplicemente, che in una situazione di grave mancanza di risorse utili a garantire a tutti un’istruzione statale di qualità, occorra necessariamente seguire una scala di priorità. Attualmente i fondi delle scuole statali sono stati prosciugati: l’Italia è ancora tra i paesi europei che spendono meno per il sistema di istruzione. Tutti sanno che le famiglie sono oggi costrette a far fronte a costi molto elevati per garantire servizi essenziali direttamente connessi al sistema scolastico: il trasporto, la mensa, le attività didattiche e sportive extra-curricolari, l’acquisto dei libri di testo. Spesso, come già segnalato, sono addirittura chiamate a partecipare direttamente alle spese relative al materiale necessario a garantire le normali attività scolastiche. Si tratta di costi spesso insostenibili per molte famiglie che, di fatto, rendono la scuola estremamente onerosa.

È una priorità del MoVimento 5 Stelle quindi invertire questa rotta, privilegiando un’istruzione pubblica statale di qualità per tutti gli alunni e, soprattutto, totalmente gratuita. È compito dello Stato, infatti, farsi carico di tutti i costi necessari per assicurare ai nostri ragazzi un livello adeguato di qualità, destinando prioritariamente le risorse pubbliche alle scuole statali, al fine di renderle davvero gratuite.

L’unica eccezione dovrà essere rappresentata dal finanziamento in favore dei nidi e delle scuole dell’infanzia privati. Si tratta di istituti che in molti territori costituiscono l’unica possibilità per le famiglie a causa dell’assenza di strutture pubbliche, comunali o statali, e che svolgono quindi una funzione sociale ed educativa essenziale, poiché i Comuni e lo Stato, ad oggi, non riescono ancora a garantire il servizio a tutte le famiglie che ne hanno bisogno.

Ma quello delle scuole paritarie non è un tema esclusivamente legato al loro sistema di finanziamento. Gli istituti non statali che vogliono ottenere la qualifica di scuola paritaria devono dimostrare di possedere determinati requisiti stabiliti dal Ministero, anche in tema di criteri ministeriali per assicurare la qualità della didattica, la regolarità dei contratti e l’adeguatezza degli stipendi dei docenti che vi lavorano. Negli ultimi anni è venuto alla luce l’allarmante fenomeno dei cosiddetti diplomifici, scuole private che si accaparrano il titolo di paritarie al solo fine di diventare autentiche fabbriche di diplomi a pagamento. Queste scuole garantiscono ai propri iscritti promozioni assicurate, svolgono esami di maturità facilitati, con commissari d’esame compiacenti e docenti precari disposti a sorvolare su gravi insufficienze pur di preservare l’incarico.
I diplomifici sono un cancro per il sistema d’istruzione italiano e il MoVimento 5 Stelle intende combatterli con ogni mezzo, perché la legalità e il rispetto delle regole sono principi per noi imprescindibili.
Per tali motivi il MoVimento intende:

  • Abolire i finanziamenti statali alle scuole paritarie (facendo salvi i finanziamenti per asili nido e scuola dell’infanzia nonché per istituzioni private in ossequio alla sussidiarietà orizzontale 118,4 Cost.);
    • Contrastare il fenomeno dei diplomifici; effettuando ispezioni periodiche per la verifica dei requisiti delle scuole private;
  • Rivedere la legge 62/2000 sulla parità scolastica.

 

  1. Valutazione

Il sistema di valutazione delle performance degli alunni e delle scuole, che va sotto il nome di INVALSI, e che la legge c.d. “Buona Scuola” ha ulteriormente promosso, sottende un’idea estremamente dannosa per il sistema scolastico, poiché accresce la competizione tra scuole e tra alunni. Dobbiamo evitare che esistano scuole di serie A e scuole di serie B, dal momento che la nostra Costituzione tutela il diritto allo studio e promuove la realizzazione di un sistema d’istruzione di qualità per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro provenienza geografica, sociale o economica.

Le differenze tra i territori, tra scuole del centro e scuole di periferia, vanno livellate verso l’alto sostenendo maggiormente proprio le realtà più svantaggiate.
Inoltre, la didattica non può essere ridotta a quiz a crocette che standardizzano il sapere. Il primo passo per restituire centralità ad un modello educativo cooperativo consiste nel rivedere le modalità di valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti attraverso i test INVALSI. In tema di valutazione degli alunni il MoVimento 5 Stelle da tempo chiede di slegare definitivamente il sistema di valutazione elaborato da INVALSI dalle prove finali d’esame: con tutta evidenza, in questi anni, questo meccanismo non ha determinato alcun beneficio per la corretta valutazione delle effettive competenze acquisite dai nostri studenti. Eppure, nonostante le evidenti inefficienze dell’attuale sistema, anziché provvedere a un suo definitivo superamento o a una sostanziale revisione, il governo Renzi ha deciso di continuare a sottoporre gli studenti alle prove INVALSI per l’attestazione delle competenze: tali prove dovranno essere sostenute non più in sede di esame finale ma nel corso dell’anno scolastico. Tuttavia questa decisione non comporterà alcun reale cambiamento, né sarà superato il suo accostamento alla prova finale, dal momento che la verifica è stata comunque inserita tra i requisiti necessari per consentire l’accesso all’esame.

La “Buona Scuola” ha inoltre introdotto un nuovo strumento per la valutazione, riferito, questa volta, al personale docente della scuola: il “bonus merito docenti”. Grazie a questa misura oggi è possibile assegnare un incremento stipendiale da parte dal dirigente in favore di alcuni docenti, in maniera totalmente discrezionale. Occorre innanzitutto chiarire come questo strumento non rappresenti affatto un meccanismo di valutazione del merito, acquisendo, invece, il carattere di un vero e proprio sistema di controllo del docente, il quale sarà sottoposto al continuo ricattato dal dirigente, che potrà così stabilire se concedere o meno un aumento stipendiale.

Questo strumento è stato già bocciato dalla scienza che, dal 1975, con numerose ricerche, ha dimostrato che i bonus economici non sono efficaci per il miglioramento delle prestazioni individuali e collettive dei lavoratori intellettuali. Accade invece l’esatto contrario, in quanto questo strumento colpisce il senso di comunità scolastica, danneggiando la serenità dei lavoratori e la cooperazione tra essi.

Il MoVimento 5 Stelle rifiuta una visione della scuola che preveda una lotta tra docenti per veder garantito il riconoscimento del proprio lavoro, ma mira a promuovere una società fondata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione e a un generale innalzamento dei livelli retributivi slegato da forme premiali.

Infine, riteniamo assolutamente necessario provvedere a un nuovo sistema per la valutazione dei dirigenti scolastici, oggi chiamati a ricoprire il ruolo di veri e propri manager della scuola, con pieni poteri e strumenti che, come già contestato, stanno gradualmente trasformando gli istituti scolastici in società controllate. Oggi occorre garantire un modello di valutazione basato su criteri oggettivi ed effettivamente adeguati.

Per tali motivi il MoVimento intende perseguire i seguenti obiettivi:
• Per quel che concerne la valutazione degli alunni:
eliminazione dei test INVALSI dalle prove d’esame, superamento della valutazione numerica ed estensione della valutazione per competenze (certificazione per competenze annuale), revisione del ruolo e della natura dei test INVALSI.
• Per quel che concerne la valutazione dei docenti: eliminazione del bonus introdotto con la L. 107, valutazione con finalità di crescita professionale e non punitiva, monitoraggio psico-attitudinale periodico per promuovere il benessere della comunità scolastica.
• Per quel che concerne la valutazione dei dirigenti: istituzione di un nuovo sistema di valutazione dei dirigenti, aumento degli ispettori con concorso nazionale.
• In generale: revisione del Sistema Nazionale di V alutazione, promozione di una maggiore centralità dell’INDIRE come organo di pianificazione e di impulso delle strategie di miglioramento della qualità didattica (SNV).

 

  1. Alternanza Scuola-Lavoro

La “Buona Scuola” ha ampliato in maniera spropositata le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro e i più recenti fatti di cronaca ci riportano un quadro desolante: gli studenti hanno spesso denunciato episodi di sfruttamento da parte delle aziende. L’alternanza voluta dal governo si configura in troppi casi come disponibilità di manodopera a costo zero per le multinazionali e come un onere burocratico per le scuole, anche se non manca qualche esperienza positiva. Gli studenti hanno chiesto a gran voce di essere tutelati, perché in poco tempo la riforma ha già mostrato il suo vero volto, assai lontano dagli interessi dei ragazzi e dalla loro necessità di apprendimento.

L’alternanza scuola–lavoro, così come prevista dalla legge n.107, rischia di svuotare le funzioni principali degli istituti scolastici a causa della bassa qualità della proposta di offerta formativa, ormai legata ad un finanziamento non adeguato al numero di ore obbligatorie. La recente riforma rappresenta una visione distorta e soltanto parziale dei percorsi dell’istruzione professionale, in considerazione della totale assenza di discipline che consentano agli studenti di ottenere una formazione che promuova e sviluppi le abilità legate alle attività d’impresa. Al contrario, è incentrata su una preparazione che appare totalmente orientata e pensata per affrontare attività lavorative di tipo subordinato. L’attuale modello di alternanza, infatti, sembra andare chiaramente in questa direzione, abituando gli studenti a un modello di lavoro al servizio delle imprese, precario, non retribuito e non proiettato verso un loro arricchimento professionale. Questi percorsi dovrebbero, piuttosto, assicurare un bagaglio di conoscenze che gli studenti potranno utilizzare nel corso della propria vita lavorativa, per rimanere sempre al passo con gli inevitabili cambiamenti che presto stravolgeranno gli attuali modelli delle professioni.

Per il MoVimento 5 Stelle l’alternanza scuola-lavoro deve essere una reale opportunità formativa per gli studenti, strettamente connessa al percorso di studi: si apre l’orizzonte ad una visione più ampia, che chiameremo Azione di Apprendimento nel Territorio. Le ore di alternanza vanno ridotte, rese facoltative e svolte solo presso enti, aziende e botteghe artigianali virtuose disposte a offrire una formazione di qualità. Andranno bandite le aziende e le multinazionali che intendano solo assicurarsi manodopera a basso costo.

Chiediamo che la scuola non perda mai di vista il suo fondamentale compito di formazione dei nostri ragazzi e che rimanga una fonte inesauribile di ricchezza per loro e non per un mercato del lavoro sempre più precario, svilito e sottopagato.

Per tali motivi il MoVimento intende perseguire i seguenti obiettivi:
• Eliminazione dell’obbligatorietà dell’alternanza scuola- lavoro promuovendo percorsi formativi più ampi configurati come Azione di Apprendimento nel Territorio;
• Abrogazione delle norme della Legge 107 (Buona Scuola);
• Revisione degli enti formativi dell’istruzione professionale secondaria e degli ITS (Istituto Tecnico Superiore).