Autonomie improprie

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di Tommaso De Luca, dirigente scolastico dell’IT Avogadro (Torino, 15/10/2017)

Il processo di decentramento in questi anni è stato connotato, più che come cessione di funzioni alle scuole, come abbandono di funzioni, ed ha creato un singolare sistema di sussidiarietà per abbandono. Si è cioè verificata una resistenza prima e successivamente una reazione al cambiamento da parte dell’amministrazione periferica, in buona parte costretta a questo dai tagli d’organico, motivati -sia chiaro- da esigenze di bilancio non strettamente di natura scolastica. Tutto ciò ha portato ad affidare alle singole scuole ciò che prima era gestito dall’amministrazione, ma senza che questo abbia semplificato i processi o li abbia resi più vicini agli utenti; anzi.

Il meccanismo “a caduta” dei processi fortemente gerarchizzati che hanno caratterizzato la struttura amministrativa prima dell’autonomia non è affatto venuto meno, ma ha identificato l’elemento terminale nella scuola, laddove avrebbe dovuto vedervi invece la concentrazione degli utenti ai quali la struttura è in gran parte finalizzata.

Infine si richiama l’antieconomicità di replicare in ogni scuola servizi che, per la loro natura temporanea (si pensi in particolare alla scarsa frequenza) e per l’alto grado di specialismo (ci si riferisca, ad esempio, alla normativa giuslavoristica o previdenziale), devono essere gestiti centralmente in un’ottica di risparmio di sistema, di professionalità e risorse.

Si intende dire in sostanza che la scuola oggi è chiamata ad occuparsi stabilmente di compiti che non sono che debolmente finalizzati al suo mandato, essendo i compiti amministrativi passati dall’essere funzionali alla didattica ad autonomi e sempre più spesso separati da questa. Ciò appare evidente dalla trasformazione che ha interessato la figura e i compiti del Dirigente scolastico che, semplificando, si trasforma in dirigente amministrativo a discapito della leadership educativa, che pure dovrebbe esercitare, dato che proviene da essa e che questa provenienza è esaltata dalle norme sul reclutamenti, esclusivamente dai ranghi della docenza.

Liberare la scuola da ciò che non le compete, perché spetta alle ASL, all’Autorità Nazionale Anticorruzione, agli Enti Locali, o, semplicemente, alla struttura amministrativa del MIUR, significa recuperare alla didattica la scuola; significa comprendere che la semplificazione amministrativa non è trasformare in senso telematico un processo burocratico, far girare dei files pdf invece che dei documenti cartacei, ma eliminarlo del tutto.

Allora la scuola non ha bisogno di nuove riforme, nemmeno di controriforme; ha bisogno di essere lasciata a riflettere su ciò che fa, di poter implementare ciò che esiste. Ha bisogno di un rafforzamento dell’autonomia scolastica ed in particolare dell’autonomia didattica (art. 4, DPR 275/99), ma soprattutto di quella di ricerca, sperimentazione e sviluppo (art. 6 DPR 275/99), sulla quale il MIUR potrebbe utilmente svolgere un ruolo di sostegno, implementazione, valutazione.